domenica 13 marzo 2011

[RECE] Grant Morrison: Talking with Gods


Grant Morrison: Talking with Gods (USA, 2010. Colore, 80 min.)
Regia di Patrick Meaney.


Grant Morrison: Talking with Gods si inserisce nel solco tracciato dal suo illustre predecessore (nell'ambito di bio-pic fumettistiche) The Mindscape of Alan Moore nel tentativo (che, preannunciamo, è abbastanza riuscito) di restituire la cifra di una delle personalità più particolari del comicdom americano, passando non solo attraverso la sua bibliografia, ma anche per quelle peculiarità del vissuto che ne intersecano immancabilmente l'opera per formare un tutt'uno difficilmente districabile altrimenti.
Visto il titolo e il blog in cui è ospitata questa recensione, è ovvio che si stia parlando di Grant Morrison: figura che si presume nota ai lettori abituali di questo blog (e del libro il cui blog è un'appendice -infiammata- virtuale). Per coloro i quali fossero capitati qui per caso, un breve riassunto è d'obbligo. Grant Morrison è uno scrittore scozzese che deve la sua fama principalmente per essere tra i più importanti e influenti sceneggiatori di fumetti contemporanei. Esperto di magia del caos e di cultura pop, l'opera di Morrison viene declinata a partire dall'assunto che tutti questi elementi (pop, magia, fumetto) shackerati (non mescolati) diano vita a oggetti culturali in grado di cambiare (letteralmente) la vita di chi li scrive e di chi li legge. Magia o narrativa all'ennesima potenza? C'è differenza tra le due cose? Questo (e altro ancora) è l'oggetto principale della ricerca alla base del documentario che, come presumibile dai natali americani, si sofferma di più sul versante supereroico del curriculum Morrisoniano, rispetto ai suoi esordi (e successive incursioni) nella natia terra britannica.

Grant Morrison parla di Grant Morrison

Dopo un inizio zapping con una serie di dichiarazioni da parte di colleghi e amici dello scrittore, Meaney e la sua troupe ci fanno immergere tra le nebbie scozzesi, alla ricerca delle origini del mito. C'è da notare, subito, una cosa: il piglio e il ritmo con cui si cerca di ripercorrere la carriera di Morrison sono estremamente simili a quelle di Grant Morrison: All Star. Quasi come se l'unico modo per raccontare in maniera esaustiva la vita e le opere di un (sedicente) mago del caos sia quello di abbassarsi (o innalzarsi) allo stesso grado di caos organizzato. E così entrambi i lavori vanno avanti e indietro tra racconto in prima persona (di Morrison stesso), voce narrante in terza e interviste agli autori e alle persone a Morrison vicine, senza soluzione di continuità. Ma se la tecnica di narrazione è simile, già dall'inizio si nota una scollatura tra il nostro libro e la pellicola: dove noi indugiamo più sulle opere per parlare, di rimando, della vita, il documentario percorre la carreggiata inversa, lasciando più spazio ai fatti personali, come il rapporto con il padre e con lo zio, per poi ritrovarne i segni nelle opere. Un approccio comprensibile e probabilmente più coerente con il medium scelto. E in questo senso, il documentario svolge un compito complentare al saggio (e vicerversa): una combinazione dei due offre una visione esaustiva (anche a livello di curiosità e gossip) e assieme una rilettura critica di base della bibliografia di Morrison (a nostro, modestissimo, parere).

Immagine di repertorio: Morrison in concert

Così, il documentario offre paralleli interessanti tra Morrison Sr. e Flex Mentallo, e getta una luce sul rapporto tra idee, paura (della bomba: non dimentichiamoci che Morrison, nato nei '60, ha vissuto un'infanzia immerso nei timori della guerra fredda e del pericolo nucleare) e superuomini. E qui sta (e viene ben spiegata, così come lo sarà nel prossimo libro morrisoniano Supergods) una delle intuzioni che faranno la fortuna dell'approccio anti-revisionistico del Morrison "maturo": i supereroi non sono "figli" dell'era atomica ma antidoto alla stessa. Scocca la scintilla (insieme all'educazione esoterica offerta dallo zio) che farà di Morrison, anni dopo, un guru del fumetto mondiale.

Un Morrison anni '90

In generale, ogni fase della "persona" Morrison viene trattata con buon approfondimento (soprattutto nel feedback che poi avrà nelle opere dello scrittore), dalla solitudine adolescenziale all'exploit lisergico post-Arkham Asylum che porterà all'esperienza di The Invisibles, dalla depressione di The Filth alla maturità raggiunta al fianco della moglie Kristan. Unico difetto, soprattutto se chi approccia il materiale non è un esperto morrisoniano in crisi di astinenza (ogni riferimento agli autori di Grant Morrison: All Star è puramente casuale) è la quantità abnorme di infodump rovesciato sul pubblico: un'incessante sequela di testimonianze, concetti, dialoghi e battute che formano uno stream continuo (e forse un po' stancante) laddove qualche pausa avrebbe donato maggior respiro a un'opera comunque strabordante di contenuti. Una ricchezza che traspare soprattutto quando, più dei pur interessanti inserti dedicati ad amici e collaboratori (Frank Quitely e Jill Thompson su tutti) a comparire sullo schermo è the man himself, vero mattatore del film: Morrison accoglie troupe e pubblico nella sua bellissima villa centenaria situata dei dintorni di Glasgow, mostra taccuini e congegni, sciorina aneddoti e perfino un how-to basilare di magia pop, tutto in rigoroso e incomprensibile accento scozzese.

Dagli appunti di Morrison

Una visione necessaria se si vuol capire il passato, il presente e forse il futuro del mercato supereroistico statunitense. O se si è appasionati di magia, fantascienza, scrittura e pelatoni scozzesi.

Immagini tratte da Grant Morrison: Talking with Gods

4 commenti:

  1. Un solo appunto: l'accento scozzese di Morrison non è incomprensibile, è bellissimo.

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  2. Quindi, per dirla chiara, chi l'inglese (non lo scozzese) lo mastica così e cosà è meglio che lasci perdere o ci sono i sottotitoli (almeno in inglese, per non udenti)?
    Baci e complimenti!
    Orlando

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  3. Alla presentazione a Bologna c'erano (per fortuna di Agozzino) i sottotitoli.
    Nel DVD dovrei informarmi!

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  4. Credo (ma non ne sono sicuro) che i dvd non abbia neanche i sottotitoli in inglese.

    Devo informarmi sulla possibilità che Itasa (che ha curato la traduzione) pubblichi i sottotitoli in italiano sul suo sito (come fa con altri film).

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