mercoledì 7 settembre 2011

Action Comics 1 - Recensione

Finalmente è giunta l'ora di Action Comics 1, rilancio della storica prima serie dedicata a Superman, a opera di Grant Morrison e Rags Morales. L'evento fa parte dell'ondata di nuovi albi The New 52, con cui l'universo della DC Comics si è rifatto il trucco nel tentativo (finora riuscito, se si guarda esclusivamente alle vendite) di rinfrescare il proprio parco testate (e agguantare nuovi lettori). E così è toccato a Morrison narrare le gesta del superuomo d'acciaio in questo nuovo universo, che eredita dal vecchio cosmo DC molti elementi, almeno quanti inserisce ex-novo, come vedremo. Per toglierci subito il peso, il segreto di pulcinella è: mentre per altri testate il reboot è stato più "soft", con Superman lo svecchiamento è stato radicale, a partire dal matrimonio con Lois Lane che non esiste più. E in ogni caso non concernerebbe Action Comics, che prende il via con una sorta di Superman Year One.
Se è praticamente impossibile analizzare la quasi inesistente trama del primo numero (in cui si fa giusto in tempo a presentare gli attori in scena: oltre a Clark/Superman fanno la loro apparizione Lois, Jimmy Olsen e Lex Luthor, tutti giovanissimi e ancora all'alba dei loro rapporti interpersonali), un po' di più si può dire sull'idea di Superman concepita da Morrison per questa serie: un superuomo cross-mediale che attinge sia al suo (ricchissimo) passato a fumetti che all'ultima versione televisiva dell'uomo d'acciaio.
Se la vecchia Action Comics si apriva con le origini dell'uomo del domani (origini che Morrison ha già trattato, in uno dei suoi più grandi pezzi di bravura, in appena tre vignette nella prima pagina di All Star Superman 1), la nuova riparte idealmente dalle idee che Smallville (la serie tv dedicata all'adolescenza di Clark Kent prima che diventasse Superman) ha veicolato per anni alle nuove generazioni di fruitori (il termine fruitore non è scelto a caso, visto che Superman è un franchising che trascende la dimensione prettamente fumettistica): un Clark Kent giovanissimo e non ancora in pieno possesso dei poteri quasi sterminati che eravamo abituati ad attribuirgli, che si barcamena tra la lotta al crimine e gli scoop giornalistici per sbarcare il lunario.

Superman sanguina?!?


Eppure le somiglianze con il Superman degli anni '30 non mancano: quello di Action Comics 1 del 2011 è, per certi versi, lo stesso Superman del 1938, non ancora un'icona a livello mondiale ma una legenda metropolitana a cui le forze dell'ordine oppongono resistenza, ritenendolo fondamentalmente una minaccia. E anche i nemici (Luthor che trama alle spalle a parte) sono gli stessi: politici e affaristi corrotti, da riportare sulla retta via a suon di minacce fisiche, con uno stile molto poco da "divinità tra gli uomini" che ormai da anni è la cifra comportamentale del superuomo di Metropolis.

da quanto in qua Superman minaccia fisicamente
distinti affaristi anziani?


Da Action Comics 1 del 1938, ovviamente.

Visione antitetica rispetto ad All Star, Superman è spogliato dall'iconicità "trascendentale" che Morrison per primo ha sempre sfruttato nelle sue storie (non solo in All Star ma anche nella JLA), per incarnare il simbolo più umano del working class hero di Lennoniana memoria (anche se il riferimento palese è, per bocca dello stesso Morrison, quello di Bruce Springsteen).

un Superman in t-shirt e jeans...


...ricorda Bruce Springsteen

La parte succosa del lavoro di Morrison su Action Comics 1 è tutta qui: una ridefinizione dell'Uomo d'acciaio per le nuove generazioni (sperando che queste ultime siano interessate). Resta da domandarsi se riuscirà a coniugare la necessità di una narrazione ultra-lineare (viste le premesse: il rilancio è, per bocca dello stesso editore Dan DiDio, un disperato tentativo di attrarre le ipotetiche nuove generazioni di lettori) con l'ambizione a raccontare qualcosa di nuovo e interessante.

Nessun commento:

Posta un commento